NAGAL




Durante un'iniziazione sciamanica in Messico, in cui mi connettevo per la prima volta in maniera profonda con il mio spirito guida, che già da tempo sapevo essere un antico guerriero e sciamano, mi chiesero che nome gli avessi voluto dare. Lo chiamai Nagal, senza un motivo preciso, non sapevo cosa significasse, ma pensavo fosse un bel nome, quello giusto, non so perché. Poi andai a cercare cosa potesse significare, e trovai questo:

NAGAL

L’uomo in essenza è spirito puro, definito nagal, ma alla nascita assume un veicolo fisico, definito tonal. In altre parole il nagal è puro spirito o puro essere, che perciò significa lo spirito non manifesto. Il tonal è Qualche-Cosa, mentre il nagal è Nessuna-Cosa.

Il nagal ovvero quell’ineffabile Presenza che permea l’intero universo manifesto, ma che, altresì, esiste al di la di esso; l’Inesprimibile o quel grande vuoto in cui è contenuto l’universo manifesto durante uno delle sue periodiche manifestazioni.

Abbiamo una vita, che è principalmente un’indifferenziata consapevolezza, ma che, da un'attenta osservazione, sappiamo che è potenzialmente intelligente. Riguardo l’origine della vita stessa non sappiamo nulla, così riconosciamo semplicemente il fatto che C’è , e la definiamo l’Inesprimibile. Questa è Vita Non Manifesta. In altre parole, è ancora Nessuna-Cosa – niente – il Vuoto che i Toltechi definiscono nagal.

Poiché il nagal è Nessuna-Cosa, vi ci si riferiamo come spirito, e poiché il tonal è Ogni-Cosa, lo riconosciamo come materia.
Ora poiché dal nagal si genera il tonal, è ragionevole considerare il nagal la causa degli effetti che chiamiamo tonal. Per chiarezza, faremo riferimento al nagal come essere positivo e al tonal come essere negativo. Questi termini, sono puramente arbitrari, perciò non hanno niente a che fare con i valori morali che vengono attribuiti a loro.

Seguendo maggiormente questa terminologia, nello stesso senso di cui sopra, il tonal viene anche chiamato femminino, dal momento che tutta la vita si manifesta per mezzo della materia, e la materia è associata con l’aspetto materno della vita. Infatti, la parola “madre” prende origine da questa associazione, poiché le parole latine madre e materia derivano dalla stessa radice. Per contrasto, il nagal viene chiamato mascolino. Da questa terminologia, deriva uno degli assunti di base della tradizione Tolteca, cioè , che la causa è sempre positiva se posta in relazione all’effetto, non importa quale sia il livello della manifestazione.

Sebbene il tonal sia l’effettiva manifestazione fisica del nagal, la stima intelligente della propria consapevolezza intrinseca è la sua prima vera manifestazione del nagal come Qualche-Cosa. Questa concezione di base, che esiste prima della manifestazione del tonal, è ciò che procura al nagal non solo la necessità di espandere la propria consapevolezza, ma anche di stabilire lo scopo della manifestazione. Questo è un concetto altamente astratto ed è difficile da afferrare quanto lo è renderlo in parole.

Perciò è meglio esporlo in questo modo:
Al principio c’era il grande vuoto che è Nessuna-Cosa, chiamata il nagal. Questo è uno stato di essere che non possiamo concepire, perciò le definiremo semplicemente l’Inesprimibile. Dal momento che è ineffabile, non ha descrizioni, né etichette, né attributi, né manifestazioni, né colore, né suono, né movimento, niente del tutto, diciamo che è lo stato dell’essenza dell’essere. Ma quando all’interno del vuoto Qualche-Cosa si è mossa, laddove prima c’era Nessuna-Cosa per indicare qualsiasi forma di esistenza, questo movimento ora mostra che il vuoto, in effetti, è Lì. Questo Qualche-Cosa che si muove nel vuoto, è ciò che viene chiamata consapevolezza intrinseca; essa stessa è intangibile, incomprensibile, e nondimeno impossibile da tradurre in parole. L’unica cosa che possiamo dire della consapevolezza intrinseca, è che Si Muove. Tuttavia, questo movimento, chiamato intelligenza attiva, è abbastanza tangibile, ed è ciò che chiamiamo tonal o, più semplicemente, l’universo manifesto.

A questo punto si prospetta un ammonimento, cioè , il lettore non deve cadere nella trappola di equiparare il concetto di Dio con il nagal.

Abbiamo il grande vuoto chiamato nagal, che in essenza contiene il potenziale della triplicità. Questa triplicità non è difficile da afferrare se consideriamo che la consapevolezza stessa ha due polarità, chiamate intento e mente. Nota, pertanto, che a questo livello ci stiamo riferendo alla consapevolezza intrinseca, che è di per sé intangibile. Dal nostro punto di vista umano, l’unica cosa che possiamo dire della consapevolezza intrinseca è che Si Muove. La mente umana può solo concepire il movimento della consapevolezza intrinseca, cioè intelligenza attiva, cioè il tonal, come manifestazione del vero significato della parola. Questo è un punto importante da tenere presente se vogliamo comprendere il vero significato del termine nagal, o l’Inesprimibile.

Di conseguenza dapprincipio c’è Nessuna-Cosa. Questa è la condizione di essere che può essere chiamata Essa è , e che può essere espressa solo con le parole ‘Io Sono'. Questo è lo stato della pura consapevolezza indifferenziata. Per secondo, avviene che l’Esistenza si trovi al punto in cui il nagal diviene consapevole di se stesso come dualità; chiamata, Essa e la Sua Consapevolezza. Questa Esistenza viene espressa con le parole ‘Io Sono Questo'. A questo punto si deve tenere ben presente che lo scopo della consapevolezza è , sia di separare che di unire.

Da ciò che già sappiamo della consapevolezza, è perciò evidente che questa Esistenza è una delle polarità della consapevolezza intrinseca; chiamata, il principio pensante che separa – mente. Per terzo, abbiamo che Esistenza alla quale il nagal riconosce essere una con la sua consapevolezza – un’Esistenza caratterizzata dalle parole ‘Io Sono Ciò Che Sono'. Questa terza Esistenza è chiaramente il principio portante che unisce; che è, l’intento.

Per poter comprendere pienamente questo concetto, ribaltiamo le considerazioni precedenti sull’Inesprimibile; che è la divinità. A questo punto iniziamo al di fuori della dualità di base tra il nagal e la sua consapevolezza. Tuttavia, considerando le due polarità della consapevolezza, è importante l’avere una completa padronanza con le più profonde implicazioni di questi due poli. Realizza che solo a causa della consapevolezza il nagal può stabilire il proprio scopo. Il nagal esprime questo scopo come intento, che viene definito come Volontà-Di-Manifestarsi. Poiché l’intento è il principio che unisce, ne deriva il fatto che lo scopo del nagal è di manifestarsi, in modo da avere delle esperienze riguardo se stesso, che non sono ancora conosciute. In altre parole il nagal desidera unire il conosciuto con lo sconosciuto.

Comprendendo questo dal punto di vista di unire il conosciuto con lo sconosciuto, il nagal deve, ovviamente, per prima cosa separare il conosciuto dallo sconosciuto, e poiché la natura della mente è di separare, non è difficile afferrare il fatto che la mente è la causa della molteplicità che chiamiamo tonal. Perciò possiamo dire che la mente viene equiparata al tonal. L’intento, in altre parole, è l’espressione della Volontà-Di-Manifestarsi del nagal, come tale non significa solamente unità, ma anche la causa della mente; ciò che la Cristianità ha definito come Spirito Santo.

Dal vangelo di Giovanni 5:7: ‘Perciò sono tre che possono testimoniare in paradiso, il Padre, il Figlio (Verbo) e lo Spirito Santo: e questi tre sono uno.’ Non è difficile vedere da queste citazioni che lo Spirito Santo si riferisce al terzo aspetto della divinità; che è, il principio della mente, o la Luce Infinita del Cabalismo. Gesù Cristo, la personificazione del Verbo, conferma dal vangelo di Giovanni 14:26 che: ‘Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.’ Notate che Cristo dice ‘nel mio nome' , puntualizzando il fatto che quando il principio pensante, mente, si congiunge attivamente con il principio senziente, intento, diventa possibile la completa consapevolezza, e di conseguenza lo scopo di tutto dovrà essere rivelato.

Possiamo perciò definire la qualità dell’includere il tutto come la manifestazione dello scopo del nagal. Tuttavia, questo è il massimo che possiamo dire sull’includere il tutto, per quanto sappiamo essere lo scopo del nagal, e non abbiamo nessuna abilità di venire a sapere che cosa possa o non possa sottostare a tale scopo. Non dovremmo mai dimenticare che conosciamo solo una minima parte riguardo l’Inesprimibile, al di la del fatto che si pone al di fuori dello sconosciuto. Da questo punto di vista possiamo sicuramente desumere che l’Inesprimibile desidera conoscere il suo pieno potenziale, ma cosa questo includa, e che cosa possibilmente abbia generato questo desiderio, giace sicuramente nel reame dell’Inesprimibile.

È solo lo spirito umano che conduce alla luce e guida alla verità; ogni individuo è un piccolo frammento del tutto, chiamato lo Spirito. C’è una vita, uno Spirito, che si manifesta tramite miriadi di forme differenti. Qualsiasi cosa in questo universo appartiene alla vita, allo Spirito. Non possiamo imporre condizioni allo Spirito. Ma possiamo, come atto di sopravvivenza, seguirlo incondizionatamente, oppure rimanere dove siamo.

Questa trinità di forze, naturalmente include configurazioni specifiche di campi energetici che, quando percepiti dal veggente, risultano in un'esperienza indimenticabile. Sono di una bellezza squisita nella loro assoluta semplicità e purezza, mentre l’incredibile potenza della loro vibrazione è allo stesso tempo mozzafiato e veramente formidabile. Di conseguenza chiamiamo questo triangolo la trinità superlativa, uno stato di essere che può solo essere descritto come pura eccellenza. Inoltre è a questa trinità a cui ci si riferisce col nome di spirito* in tutti i riferimenti della vita manifesta, è per mezzo di questa trinità che l’Inesprimibile si rende manifesto.
*Il termine ‘lo spirito' viene normalmente usato solamente connesso con l’Inesprimibile reso manifesto, ma dovreste far caso che il vuoto che è l’Inesprimibile è il vero spirito che pervade tutto l’universo manifesto e che inoltre lo trascende.

Dal nostro punto di vista umano questo è in certo senso corretto, ma ricorda che l’uomo è vivo, e che la forza vitale è quell’incomprensibile Nessuna-Cosa che chiamiamo lo spirito dell’uomo; il nagal.

Tutto ciò ci conduce alle due più basilari domande dell’umanità, per prima che cos’è la vita; e seconda, qual’è lo scopo della vita? Non si può rispondere facilmente a queste domande; per poterlo fare bisogna calarci nel reame dell'Inesprimibile, o dell’Ineffabile, che i Toltechi hanno semplicemente chiamato l’inconoscibile. E' importante ricordare che il termine inconoscibile è relativo, e non vuole dire che la vita non possa essere compresa, ma piuttosto che non può essere resa comprensibile con le parole.

Tuttavia, nell’elaborare la definizione di vita, è opportuno tenere a mente che questa definizione si basa sulla nostra esperienza dei processi vitali, e non sulla vita stessa. In altre parole stiamo descrivendo la vita all’interno della sua manifestazione. Non possiamo osservare alcunché della vita non manifesta, che è l’origine della vita. Per questo motivo si chiama l’Inesprimibile. Tutto quello che possiamo sicuramente dire sulle origini della vita è che Essa è, e che Essa apparentemente contiene all’interno di Sé il potenziale di manifestarsi in modo che noi la riconosciamo come intelligente. In altre parole, l’origine della vita è intelligenza potenziale.Di conseguenza non stiamo vivendo in un universo fissato da valori stabiliti, ma siamo abbastanza letteralmente contenuti in uno stato di relatività che viene stabilito dal vuoto chiamato l’Inesprimibile.

Perciò i Toltechi sono arrivati a comprendere le quattro componenti: materia, energia, spazio e tempo come il manifestarsi del quadruplice scopo dell’Inesprimibile, mantenuto intatto dal potere del suo intento inflessibile.

L’universo manifesto non è senza fine, per questo l’anima dell’intera esistenza è la spinta principale della vita a conoscere se stessa nella sua interezza. Questa spinta definisce uno specifico raggio di una predeterminata lunghezza, stabilito dall’intento dell’Inesprimibile per la durata di questa manifestazione. Perciò persino la grande spirale di tutti gli stati di consapevolezza si ricurvano su se stessi per definire il grande cerchio dell’esistenza che riconosciamo come i parametri esterni dell’universo manifesto.
Tutte le forme di vita, uomo incluso, sono solo delle unità della grande vita chiamata l’Inesprimibile.

Così noi abbiamo il grande vuoto del Nessuna-Cosa, che manifesta tre distinte trinità , la superlativa, il sognatore, e il sognato, e ognuna di queste trinità è un'espressione dei tre aspetti potenziali dell’Inesprimibile. La Trinità Superlativa, essendo l’espressione primaria che sarà seguita dalle altre, è il nagal. Il sognatore, essendo essenzialmente l’espressione della Volontà-Di-Manifestarsi, è l’intento. Mentre il sognato, che è la condizione di essere in cui il sognatore ora comprende la sua natura innata, equivale al conosciuto, e perciò con la mente. Sono queste tre trinità che vengono conosciute come le tre grandi bande di campi di energia.

Perciò questo è per ora sufficiente per dire che ci sono quattro stadi di manifestazioni che sono sovrimposti uno sull’altro, nel modo in cui possiamo meglio descriverli come una quadruplice esistenza. L’analogia che si avvicina maggiormente, che posso pensare e di paragonare questi quattro stadi a quattro piani uno sull’altro. Questi quattro piani, o stadi, sono quelli che i Toltechi, a cui fanno riferimento come il quadruplice scopo dell’Inesprimibile, e sono ciò che l’umanità riconosce come materia, energia, spazio e tempo (MEST).

Essendo lo scopo dell’Inesprimibile quadruplice, è perciò il prodotto delle diverse espressioni della consapevolezza intrinseca, MEST, la quarta dimensione, è ovviamente completamente pervasa, o abitata, dalla presenza del nagal al quale possiamo fare riferimento solo come forza-vitale. Ciò è quello che rende la vita manifesta – un’affermazione stupida e semplicistica che non sarà mai conveniente per le implicazioni astronomiche della vita o della manifestazione.

In conclusione, realizza che in tutto ciò che abbiamo esaminato brevemente qui, l’Inesprimibile, ovvero il primo aspetto di ciò che viene chiamato nagal, è la sorgente di tutta la vita. E' l’Inesprimibile stesso forse la manifestazione di qualcosa che esiste aldilà? Semplicemente non lo sappiamo, ma da quello che i veggenti Toltechi sono stati capaci di afferrare dell’Inesprimibile, è che apparentemente non è solo. In altre parole sembra che non ci sia solo un’Aquila, ma molte – qualsiasi cosa questo possa significare o implicare! Non vi è nessun dubbio che un giorno noi dovremo ed entreremo nel grande inconoscibile, continuando a concentrarci su quella vastità della nostra condizione di essere che possiamo penetrare, ma che non possiamo ancora comprendere completamente.

L’Inesprimibile si manifesta come questa incomprensibile dualità chiamata nagal e tonal – i due anelli del potere. L’uomo sta in mezzo a questi due anelli – quel punto universale nel quale la percezione sia del nagal che del tonal vengono assemblate. Dapprima l’intento dell’uomo è così vago e così inconsistente da rassomigliare a una nebbiolina che interagisce con i due anelli esterni, ma continuando a focalizzare il proprio intento, diventa il terzo anello che collega gli altri due. Questi tre anelli formano la totalità dell’essere, una coalizione di forze che si basa sul mito del dragone.

L’uomo in essenza è un essenza spirituale dell’universo, chiamata lo spirito dell’uomo, o il nagal. Questa affermazione deve essere ponderata con molta cura per comprenderla appropriatamente, poiché gli apprendisti, molto spesso, sbagliano nell’assumere il significato della frase nel modo in cui l’uomo e la donna possiedono ognuno il loro nagal. Dal punto di vista della maggior parte degli apprendisti è abbastanza vero, ma strettamente parlando non è completamente corretto, c’è una sola vita, che evolve una sola consapevolezza, per mezzo di un universo materiale. In altre parole, c’è solo un nagal, uno spirito, che ha differenti manifestazioni della sua consapevolezza, e una di queste è la creatura chiamata uomo.

Al livello del nagal, che è lo spirito dell’uomo, la separazione è un non senso per quanto riguarda la coscienza di gruppo, per ogni coscienza di gruppo si deve allora esaminare le implicazioni della separazione. L’unico modo in cui posso esprimere il senso di individualità a questo livello è paragonarlo a qualcosa che potrebbe essere chiamata la mente del gruppo.

Questa unicità chiamata lo spirito dell’uomo, il nagal, si manifesta in milioni e milioni di unità individuali. Dapprima la manifestazione di questa unicità non riconosce se stessa (se stessi) come il tutto, con il risultato, che ogni unità vede se stessa come isolata dalle altre unità. Di conseguenza, ogni unità sviluppa un'identità basandosi sul senso della separazione, e dal punto di vista della manifestazione dell’unicità, (non dell’unicità stessa) non c’è il senso dello scopo unificante, ma solo un caos apparente. Allora, con lo scorrere del tempo, un'unità dopo l’altra inizia a realizzare che c’è solo un vero scopo comune a tutti, e che quello è lo scopo dell’unicità.

Quando tutte le unità risponderanno a quell’unico scopo, si potrà giustamente dire che la manifestazione dell’unicità ora conosce se stessa (se stesse) come essere uno con l’unicità che chiamiamo uomo, o più precisamente, lo spirito dell’uomo. In altre parole, dal punto di vista umano, la manifestazione dell’unicità dapprima così inconsapevole da non conoscere che tutto fa parte dell’unica interezza.


La qual cosa è analoga a qualcuno che non sa che le sue membra, o i suoi organi gli appartengono. Ma con il procedere dell’evoluzione della consapevolezza, la manifestazione dell’unicità diventa gradualmente consapevole del fatto che le sue braccia e gambe, come pure i suoi organi, effettivamente appartengono a un tutto coerente, che forma la totalità del sé. Tuttavia, questo graduale spiegamento della consapevolezza all’interno della manifestazione dell’unicità potrà solamente avvenire quando un’unità dopo l’altra diventeranno consapevoli della totalità di sé stessi.

La materializzazione, che è la materializzazione della volontà del nagal di incorporare lo sconosciuto nel conosciuto, è lo scopo generale della manifestazione, poiché questa necessità sorge per forza tramite l’esperienza pratica, si desume che lo scopo di questa materializzazione può essere raggiunta tramite il contesto della vita all’interno della manifestazione. Se così non fosse, non ci sarebbe nessun motivo per l’Inesprimibile di manifestarsi in primo luogo. La materializzazione è perciò il punto centrale dello scopo del nagal, perciò può essere benissimo chiamata il centro della sfera della condizione di essere, qualcosa che non è sorprendente considerando che l’universo manifesto, come abbiamo già notato, è in effetti l’insita centralità del tonal cosmico.

Nella nostra considerazione del sognatore, realizza che i campi di energia che costituiscono lo spirito dell’uomo, ognuno di essi ha una specifica frequenza vibratoria, che viene stabilita dalla consapevolezza intrinseca. Questi campi di energia sono agglomerati nella stessa sequenza dei campi energetici dell’universo manifesto, ma avendo ognuno una specifica frequenza vibratoria prima di agglomerarsi, l’originale frequenza vibratoria apporta il colore della vibrazione dell’agglomerato.

All’interno dello spirito dell’uomo ci sono sette colori formatisi in questo modo, e ogni colore consiste in un vasto spettro di tonalità. Questi colori, che esistono a causa dell’agglomerazione dei campi energetici, esprimono ognuno una vibrazione generale specifica come una corda risonante, e ogni corda è composta da un vasto spettro di frequenze combinate che sono delle tonalità affini, o ‘tonalità di colore'. Sono queste setti colori che determinano i sette tipi di sognatori, ed è l’affinità risonante di ogni tonalità che determina il destino, e alla fine anche le azioni dell’individuo.

Al centro della ruota della vita infuria un potentissimo vento, contro il quale l’unica difesa del guerriero è liberare l’intento di raggiungere e mantenere la totalità di sé, poiché la forza che guida la ruota è lo spirito dell’uomo.

Da quanto detto sopra è abbastanza chiaro che fare giustizia sul jewel 0 in questo libro è praticamente impossibile, per la verità molti altri volumi dovrebbero trattare solamente questo jewel (nocciolo astratto), ed ancora il lettore si sentirà per niente più saggio, come si può spiegare ciò che la sua vera natura è Nessuna-Cosa? Perciò è sufficiente, per il nostro scopo, dire che jewel 0 (nocciolo astratto 0), poiché è Nessuna-Cosa, è l’origine di tutti i jewels, così come li permea tutti.

Come il suo progenitore, lo spirito dell’uomo, il nagal, jewel 0 (nocciolo astratto 0) è il vuoto che contiene Ogni-Cosa, per quanto paradossale possa essere, il vuoto è l’essenza della consapevolezza, all’interno del vuoto la natura, il significato e lo scopo di tutto si rivela per l’eternità. Dall’interno del vuoto, dall’interno di questo aspetto della consapevolezza a cui nessun numero è assegnato, non ci sono domande, perciò non c’è Nessuna-Cosa da capire. Nello stesso modo, all’interno del vuoto, non c’è libertà, perché non c’è niente da cui essere liberi, perciò ci si riferisce come libertà assoluta. Bisogna però notare che queste affermazioni non vanno prese alla lettera, con Nessuna-Cosa non intendiamo uno spazio vuoto. Il fatto che il vuoto è Nessuna-Cosa implica semplicemente che non c’è niente che si può rendere a parole, che nella sua essenza è ineffabile, l’Inesprimibile.






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